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I protagonisti » Pio IX  
Nasce a Senigallia il 13 maggio 1792 e muore a Roma il 7 febbraio 1878
 


 

 
Papa Pio IX - fotografia - Museo Centrale del Risorgimento - Roma  
 

Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa con il nome di Pio IX, nacque a Senigallia, nelle Marche, il 13 maggio 1792, dal conte Girolamo e da Caterina Solazzi, proprietari terrieri della piccola nobiltà di provincia. La famiglia Mastai, di ferventi sentimenti religiosi, contava due vescovi, Andrea, ordinario di Pesaro, e Paolino, curiale a Roma.

Una grave forma di epilessia che lo colpì da bambino gli impedì di compiere studi regolari, che svolse dapprima presso il collegio degli Scolopi a Volterra, poi a Roma ospite di uno zio monsignore.

Fu a Roma che, venuto a contatto con alcuni sacerdoti dell'Urbe, maturò la decisione di farsi sacerdote. Ordinato nel 1819, fu nominato vescovo di Spoleto nel 1827, arcivescovo di Imola nel 1832 e infine cardinale nel 1840. All'apertura del conclave che lo elesse papa, Giovanni Mastai Ferretti era noto per le sue tendenze moderatamente riformatrici e per le simpatie che, da vescovo, era riuscito a raccogliere negli ambienti liberali. La sera del 16 giugno 1846 divenne papa all'età di 54 anni, prevalendo sul cardinale Lambruschini, notoriamente conservatore, cui andavano invece le simpatie dell'Austria.

 

 
Ritratto giovanile di Giovanni Maria Mastai Ferretti -Sec. XIX - Museo Pio IX - Senigallia  

Un'attesa quasi messianica si riversò immediata sul nuovo pontefice: furono in molti a credere, o anche solo a

sperare, che i cambiamenti attesi nello Stato pontificio si sarebbero realizzati grazie a Pio IX. I cattolici liberali, in particolare, lo immaginarono a capo di una lega degli Stati italiani, secondo l'ideale neoguelfo teorizzato da Vincenzo Gioberti nel suo Primato morale e civile degli italiani.

Non è ben chiaro se Pio IX avesse letto l'opera del sacerdote torinese; né se fosse rimasto almeno in parte suggestionato dal programma neoguelfo, che ne invocava l'adesione alla causa italiana dell'indipendenza e della federazione. Di certo, la maggioranza dei patrioti italiani vide in lui l'interprete di un cattolicesimo riformatore e acclamò i suoi primi provvedimenti nello Stato pontificio.

 

Con i primi atti del pontefice esplosero infatti gli entusiasmi: dapprima l'amnistia ai condannati e agli esuli politici, poi alcune riforme tra le quali una moderata libertà di stampa, l'istituzione della Guardia civica, la formazione di una Consulta di Stato con partecipazione di laici, il riordinamento del Consiglio dei ministri, che poté essere composto anch'esso da laici, tranne che per la carica di segretario di Stato; infine, nel marzo 1848, la Costituzione.

È possibile che Pio IX, nel concedere tutto ciò, si sia lasciato trascinare dall'entusiasmo del momento, dall'«atmosfera» del Primato di Gioberti, restandone comprensibilmente lusingato. In ogni caso, il mito del papa «liberale» e «nazionale» si dissolse ben presto con la decisione del pontefice di non prendere parte alla prima guerra d'indipendenza contro l'Austria (allocuzione del 29 aprile 1848). Crollava così l'illusione neoguelfa di un papato liberale e patriottico, alla guida del movimento nazionale per l'indipendenza.

 


 

  N. Bozzi - Il beato Pio IX firma l'amnistia - Sec. XIX  - Museo Pio IX  - Senigallia

Probabilmente Pio IX non ebbe la forza di battere una via radicalmente nuova, all'altezza delle aspettative; meno ancora l'ebbe dopo l'assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi, un giurista ed economista di notevole prestigio; politicamente, egli era favorevole al sistema costituzionale, ma non ad una ripresa della guerra d'indipendenza.

Per questo la sua nomina aveva suscitato l'ostilità dei circoli democratici e patriottici, che si battevano per la convocazione di un'assemblea costituente italiana e per la ripresa della guerra nazionale.

Il 15 novembre 1848 Pellegrino Rossi veniva pugnalato a morte. 

Il  suo uccisore apparteneva agli ambienti democratici più radicali; il giorno seguente, una vasta folla composta da popolani e da democratici armati si radunava davanti al palazzo del Quirinale, chiedendo e ottenendo la formazione di un nuovo governo di indirizzo democratico.

Pio IX si rese conto che la situazione era ormai fuori controllo: fuggì dunque a Gaeta (24 novembre 1848), sotto la protezione del re delle Due Sicilie, mentre a Roma, di lì a poco, veniva proclamata la fine del potere temporale e nasceva la Repubblica romana.

Pio IX fece in seguito rientro a Roma (aprile 1850); fu accolto con rispetto, ma senza gli entusiasmi di un tempo. Tali eventi incisero profondamente in lui: alimentarono la sua diffidenza, se non l'ostilità, nei confronti del costituzionalismo, del liberalismo, della possibilità che la fede religiosa potesse conciliarsi con le nuove correnti di pensiero.

Nell'enciclica Quanta cura (1864) Pio IX condannò dunque i principi del liberalismo e nell'annesso Sillabo (un elenco di ottanta preposizioni giudicate inaccettabili) quelli che considerava i principali «errori» del mondo moderno. Tali errori potevano riguardare teorie, correnti politiche e filosofiche fra cui il panteismo e il naturalismo; il razionalismo, che in campo filosofico e teologico rivendicava l'indipendenza dal magistero ecclesiastico; l'«indifferentismo», che considerava equivalenti tutte le religioni. Ancora, il Sillabo condannava il socialismo, il comunismo e le società segrete, la negazione del potere temporale dei papi, il liberalismo e la possibilità di una sua conciliazione con il cattolicesimo.

Tracciando una separazione tanto netta tra la concezione cattolica della vita e «lo spirito del secolo», il Sillabo intendeva costituire, nelle intenzioni della Chiesa, un rimedio al dilagare degli errori che insidiavano la fede e le anime dei fedeli.

Le parti del Sillabo riguardanti il potere temporale e la sua intangibilità sono quelle che testimoniano di più le preoccupazioni e le inquietudini della Chiesa del tempo, la tensione con lo Stato italiano che sfiorava in quegli anni un punto drammatico, con i discorsi di Cavour su Roma capitale (marzo 1861) e con l'accordo tra l'Italia e la Francia sul futuro ritiro dei soldati francesi da Roma (convenzione di settembre, 1864).

Con la perdita dei territori dello Stato pontificio (tranne Roma e Lazio) nel 1859-1860, Pio IX sentiva che la fine del potere temporale era ormai vicina. Lo difese tuttavia fino all'ultimo, nel Sillabo e nelle successive encicliche, perché considerava il potere temporale stesso come una garanzia di quello spirituale.

Precisamente in quegli anni, subito dopo il 1860, doveva maturare in lui l'idea di un nuovo Concilio ecumenico Vaticano. Il Concilio Vaticano I si aprì ufficialmente nella basilica di San Pietro l'8 dicembre 1869, nel quindicesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, alla presenza di oltre 700 padri conciliari. Nel corso dei lavori fu approvato, non senza contrasti, il dogma dell'infallibilità pontificia in materia di fede e di morale.

La proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 1854), il Sillabo (1864) e, infine, il Concilio Vaticano I possono essere considerati come tre momenti distinti ma collegati di una stessa campagna. Una campagna tesa ad affermare, per gli individui e per la società, il richiamo ai valori soprannaturali e il rafforzamento dell'autorità pontificia in risposta alle sfide provenienti dal mondo contemporaneo.


 

 
Il beato Pio IX e l'Immacolata Concezione - Sec. XIX - Museo Pio IX - Senigallia  

Strenuo difensore dei diritti della Chiesa e del potere trasmessogli dai suoi predecessori, Pio IX non fu – né forse avrebbe potuto essere – solidale con la causa dell'Unità d'Italia, giacché questa implicava la rinuncia volontaria del potere temporale. E a una tale rinuncia Pio IX si mostrò mentalmente e politicamente indisponibile. Conseguentemente respinse la proposta cavouriana di una conciliazione tra l'Italia e il Vaticano, la quale si fondava sulla rinuncia spontanea da parte del papa al dominio temporale e sulla separazione della Chiesa dallo Stato nel nuovo Regno.

Fu così che quando le truppe italiane entrarono in Roma presso Porta Pia il 20 settembre 1870, Pio IX si ritirò in Vaticano e, dichiarandosi prigioniero e vittima di un sopruso, non volle riconoscere il nuovo Stato.

 

Attraverso l'enciclica Respicientes ea (1° novembre 1970) scomunicò il re d'Italia e tutti coloro che, a vario titolo, avevano preso parte all'occupazione dei territori della Santa Sede. Rifiutò pertanto la legge delle guarentigie (13 maggio 1871), attraverso cui lo Stato italiano intendeva regolare le proprie relazioni con la Chiesa, nonché garantire il libero esercizio dell'attività del papa come capo della cattolicità; invitò i cattolici a disertare le urne e la vita politica in segno di protesta, attraverso reiterate dichiarazioni di contrarietà. Si affermava così quel «non expedit» che avrebbe tenuto i cattolici italiani per molto tempo lontani dalla vita politica del Paese.

Durante il pontificato di Pio IX scomparve il territorio dello Stato pontificio; ma la Chiesa registrò, nel complesso, una forte capacità d'espansione e una maggiore unità al suo interno. Il pontificato di Pio IX concise infatti con profondi mutamenti sia sul piano delle strutture della Chiesa, sia su quello dei culti e delle pratiche di devozione.

L'espansione missionaria, già iniziata durante il pontificato di Gregorio XVI, continuò durante quello di Pio IX, insieme all'espansione coloniale europea. Parallelamente, l'immigrazione cattolica diede origine a nuove Chiese in Inghilterra, in Canada e soprattutto negli Stati Uniti, mentre nei Paesi Bassi e in Germania furono riorganizzate antiche chiese che vivevano in condizioni di precarietà dai tempi della Riforma. Mentre si estendeva quantitativamente, la Chiesa cattolica tendeva a stringersi sempre più intorno al Papa: il desiderio di unità cristiana e la centralizzazione romana sono infatti gli due altri tratti caratteristici del pontificato di Pio IX.

Ma durante il suo pontificato si registrò anche un mutamento «interiore» del cattolicesimo. In particolare, la devozione si andò sempre più orientando verso la figura di Gesù Cristo, verso Maria e verso alcuni santi particolarmente popolari (s. Antonio e s. Giuseppe, che Pio IX proclamò patrono della Chiesa universale nel 1870). Le espressioni più notevoli della «riscoperta di Cristo» furono lo sviluppo della devozione eucaristica e lo straordinario successo del culto del Sacro Cuore, mentre grande diffusione ebbero le pratiche di devozione mariana: i pellegrinaggi ai santuari in onore di Maria, il «Rosario vivente» di Paolina Jaricot, la diffusione progressiva della pratiche del mese di maggio.

 

Papa Mastai Ferretti si spense il 7 febbraio 1878, all'età di ottantacinque anni. Il suo pontificato, durato quasi trentadue anni, è stato il più lungo nella storia della Chiesa e, per molti aspetti, il più controverso. Pio IX fu infatti molto amato, ma anche molto odiato; e il sentimento dei romani verso di lui restò a lungo diviso.

Quando la salma del pontefice fu traslata nella basilica di San Lorenzo in Campo Verano, nel 1881, si verificarono gravi incidenti nonostante il trasporto fosse avvenuto, per precauzione, di notte, previo accordo segreto con il governo.

Di contro, nella capitale anno dopo anno si intensificarono i pellegrinaggi dei fedeli, alimentati anche, dopo il 1870, dal culto del papa «prigioniero» e dalla perdita della sovranità territoriale.

Al di là dei sentimenti e delle passioni estreme, il nodo irrisolto stava soprattutto nel «voltafaccia», o «tradimento» di Pio IX, come era parso alla maggioranza dell'opinione patriottica italiana.


 

 
G. P. A. Healy - Ritratto del beato Pio IX - 1871- Museo Pio IX - Senigallia  

Chi si è occupato di Pio IX e della storia di quegli anni ha fornito varie spiegazioni del supposto «tradimento», concordando quasi sempre sull'ipotesi dell'equivoco; un equivoco in cui caddero anzitutto i cattolici liberali, ma che Pio IX in parte alimentò, non sapendo o non volendo disfarsi del mito creatosi sulla sua persona.

Ma appunto l'equivoco, così come la rigida opposizione di Pio IX di fronte al nuovo Stato, risulterebbero difficili da spiegare senza tener conto del temperamento e della personalità del pontefice: un pontefice dotato di un forte fascino – sottolinea Giacomo Martina, biografo di Pio IX –, ma segnato da una forte emotività, accresciuta dai disturbi giovanili; un pontefice fermissimo nella difesa del potere temporale e degli interessi religiosi, ma assolutamente irresoluto in politica; severo e intransigente, dunque, ma al tempo stesso insicuro; certamente consapevole, nell'ultimo periodo di vita, delle trasformazioni avvenute durante il suo lungo pontificato: «Tutto è cambiato attorno a me – diceva –, il mio sistema e la mia politica hanno fatto il loro tempo, ma io sono troppo vecchio per mutare indirizzo: sarà l'opera del mio successore».

D'altra parte il giudizio più immediatamente storico-politico – connesso all'immagine di un papa comunque ostile alla causa italiana – ha talvolta fatto passare in secondo piano il richiamo agli aspetti legati alla vita interiore del pontefice: la spiritualità semplice e profonda, la fama di santità di cui godette presso le persone a lui più vicine, la difesa della moralità. Soprattutto, la devozione profondissima per Maria, come ricordò Giovanni Paolo II nell'omelia del 3 settembre 2000, in Piazza San Pietro a Roma, mentre solennemente lo proclamava beato.

 


 

 
Pio IX passa tra la folla dopo la sua elezione - stampa - Museo Centrale del Risorgimento - Roma  

Le speranze suscitate da Pio IX

L'elezione al soglio di Pio IX suscitò molti entusiasmi e molte speranze nei patrioti italiani. Lo storico cattolico-liberale Arturo Carlo Jemolo, in un testo sui rapporti tra la Chiesa e lo Stato pubblicato nel 1948, descrive i motivi che determinarono l'iniziale apertura di credito nei confronti del pontefice.

A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, Einaudi, 1948, pp. 48-53.

Pio IX e i popoli d'Europa

Nella sua celebre Storia d'Europa nel secolo decimonono pubblicata nel 1932, il filosofo liberale Benedetto Croce ricorre a una suggestiva metafora per descrivere «l'epopea liberale-nazionale-papale» del 1846, come egli stesso la definì. La metafora è quella di una rappresentazione teatrale in cui i popoli fornirono le masse corali e Pio IX agì come un «trasognato».

B. Croce, Storia d'Europa nel secolo decimonono, Bari, Laterza, 1972, pp. 118-121.

 

Le riforme di Pio IX

Subito dopo la sua elezione, Pio IX decretò l'amnistia a tutti i condannati e agli esuli politici, promosse una serie di riforme e, nel 1848, concesse la Costituzione. Lo storico liberale Adolfo Omodeo, in un testo sul Risorgimento pubblicato nel 1930, traccia un giudizio sulle riforme di Pio IX all'inizio del pontificato.

A. Omodeo, L'età del Risorgimento italiano, Napoli, Edizioni Scientifiche italiane, 1965, pp. 325-331.

 

Idillio e rottura con il movimento nazionale italiano

Nel 1953 Giorgio Candeloro, storico gramsciano e profondo conoscitore della storia del movimento cattolico italiano, evidenzia l'influenza che il cattolicesimo liberale esercitò sulla politica papale nel biennio 1846-1848; parallelamente, illustra le ragioni che nel corso del 1848 portarono il papato ad un irrigidimento – tramutatosi poi in rottura – nei confronti del movimento nazionale italiano.

G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1982, pp. 66-76.

 

Pio IX di fronte alla nascita dello Stato italiano

 

 

  Solenne benedizione di papa Pio IX al popolo napoletano il 16 settembre 1849 - dipinto - Museo Nazionale di San Martino - Napoli

Il Regno d'Italia nacque senza la benedizione di Pio IX. Nel giorno della sua proclamazione, il 17 marzo 1861, Pio IX ribadì le ragioni che rendevano impossibile un accordo tra la Chiesa e lo Stato italiano. Padre Giacomo Martina, uno fra i maggiori studiosi di Pio IX, ripercorre i contrasti fra lo Stato e la Chiesa e spiega le resistenze di Pio IX di fronte alla nascita del Regno d'Italia.

G. Martina, Pio IX. Chiesa e mondo moderno, Roma, Edizioni Studium, 1976, pp. 19-26.

 

Pio IX e l'intangibilità del potere temporale

Il Sillabo di Pio IX conteneva anche, fra i vari aspetti, una difesa dell'intangibilità del potere temporale. In un testo pubblicato nel 1954 Giovanni Spadolini, storico del Risorgimento e successivamente leader politico repubblicano, analizzava la solenne pronuncia di Pio IX, evidenziando come il documento tracciasse un varco – a suo avviso insuperabile – tra la concezione cattolica della vita e quella razionalistica e liberale.

G. Spadolini, L'opposizione cattolica. Da Porta Pia al '98, Firenze, Vallecchi, 1966, pp. 22-29 e pp. 37-39.

 

Bilancio di un pontificato

Lo storico francese Roger Aubert, autore di una importante storia della Chiesa, traccia un bilancio del lungo pontificato, evidenziandone luci e ombre: mentre ritiene che Pio IX abbia avuto un ruolo positivo rispetto alla salvaguardia del messaggio dottrinale, ne sottolinea l'incapacità di adattare la Chiesa alla profonda evoluzione politica del XIX secolo.

R. Aubert, Il Pontificato di Pio IX (1846-1878), in Storia della Chiesa, vol. XXI/2, a cura di G. Martina, Torino, Editrice S.A.I.E., 1976, pp. 753-760.

 

Pio IX concede l'amnistia ai suoi sudditi (16 luglio 1846)

Nell'editto del 16 luglio 1846 Pio IX, a trenta giorni dalla sua elezione, concesse l'amnistia ai detenuti e agli esuli politici dello Stato pontificio. Il provvedimento suscitò immediate e spontanee manifestazioni di esultanza a Roma, a Bologna e in molte altre città.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV, Pio IX (1846-1878), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1995, pp. 11-12.

 


 

 
C. Teja - In Roma -  "Pasquino" vol XX n° 3 - 17 gennaio 1875 - stampa  

La Costituzione di Pio IX

Le rivoluzioni scoppiate all'inizio del 1848 costrinsero i sovrani dei maggiori Stati italiani a concedere la Costituzione. Seguendo l'esempio di Ferdinando II di Borbone a Napoli, di Leopoldo II a Firenze e di Carlo Alberto a Torino, anche Pio IX concesse, il 14 marzo 1848, lo «Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati di Santa Chiesa».

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV,Pio IX (1846-1878), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1995, pp. 34-44.

 

Pio IX di fronte alla guerra contro l'Austria (allocuzione del 29 aprile 1848)

Di fronte alla prima guerra d'indipendenza contro l'Austria, Pio IX fu costretto a chiarire la propria posizione. Con l'allocuzione del 29 aprile 1848 Pio IX affermava in modo inequivocabile il rifiuto di prendere parte alla guerra contro una potenza cattolica. L'allocuzione distrusse il «mito» del papa liberale, dando origine all'immagine di un papa «traditore», e comunque ostile alla causa italiana.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV,Pio IX (1846-1878), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1995, pp. 45-48.

Il dogma dell'Immacolata Concezione (8 dicembre 1854)

Pio IX era profondamente devoto a Maria. Fin dall'inizio del suo pontificato si adoperò per la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, secondo cui la Madre di Dio fu concepita senza peccato originale. Dopo lunghi lavori preparatori, Pio IX promulgò il dogma che avrebbe favorito la pietà mariana, soprattutto popolare, in milioni di fedeli.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV, Pio IX (1846-1878), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1995, pp. 131-133 e pp. 141-142.

 

Gli «errori» del secolo XIX

L'8 dicembre 1864 Pio IX promulgò l'enciclica Quanta cura, nella quale condannava le correnti di pensiero che insidiavano le coscienze e ribadiva la somma autorità della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea. All'enciclica era allegato il Sillabo, cioè l'elenco riassuntivo dei «principali errori dell'età nostra». Fra gli ottanta errori enunciati nel Sillabo, vi era anche quello della riconciliazione della Chiesa con il liberalismo e la civiltà moderna.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV, Pio IX (1846-1878), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1995, pp. 265-283.

 

Il Concilio Vaticano I

L'8 dicembre 1869 si aprì ufficialmente a Roma il Concilio Vaticano I, durante il quale fu approvato il dogma dell'infallibilità pontificia (18 luglio 1870). Con tale definizione veniva affermata l'infallibilità personale del pontefice nelle definizioni ex cathedra riguardanti la fede o la morale, nonché il primato di giurisdizione del papa su tutta la Chiesa. In seguito allo scoppio della guerra franco-prussiana (19 luglio 1870) e all'entrata delle truppe italiane a Roma (20 settembre 1870), il Concilio venne sospeso a tempo indeterminato.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV, Pio IX (1846-1878), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1995, pp. 334-340.

 

Lettera di Pio IX al generale Kanzler, in vista dell'occupazione di Roma

Nell'imminenza dell'entrata delle truppe italiane a Roma, Pio IX affidò la difesa della città al generale Hermann Kanzler, comandante delle truppe pontificie. In realtà, come testimonia la lettera del 19 settembre 1870, Pio IX ordinò una breve resistenza, volta unicamente a testimoniare la violenza che a suo giudizio stava per compiersi. Il giorno seguente Kanzler firmava la capitolazione della città.

Pio IX e Vittorio Emanuele II. Dal loro carteggio privato negli anni del dilaceramento (1865-1878), a cura di P. Dalla Torre, Roma, Istituto di Studi Romani, 1972, pp. 159-160.

 

Pio IX «prigioniero» in Vaticano

Il 20 settembre 1870 l'ingresso delle truppe italiane a Roma pose fine al potere temporale dei papi. Pio IX si rifugiò in Vaticano e, attraverso l'enciclica Respicientes ea (1° novembre 1870), protestò fortemente contro quella che gli appariva una violenza, ritenendo di non poter più esercitare in sicurezza e in libertà la sua autorità pastorale. Giudicò illegittima l'occupazione della Santa Sede e scomunicò il re e tutti coloro che avevano preso parte, a vario titolo, all'occupazione dello Stato pontificio.

U. Bellocchi, Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, IV, Pio IX (1846-1878), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1995, pp. 341-348.

 

Lettera di Pio IX a Vittorio Emanuele II su Roma capitale

Con il plebiscito del 2 ottobre 1870 Roma fu annessa al Regno d'Italia e il 1° luglio 1871 ne divenne ufficialmente capitale. Nella seguente lettera del 21 agosto 1871, Pio IX indirizzava al re Vittorio Emanuele una rimostranza dai toni vagamente sarcastici per la situazione che regnava nell'ormai capitale d'Italia, e per le condizioni in cui si trovavano costretti il papa e il clero nell'esercizio delle funzioni spirituali.

Pio IX e Vittorio Emanuele II. Dal loro carteggio privato negli anni del dilaceramento (1865-1878), a cura di P. Dalla Torre, Roma, Istituto di Studi Romani, 1972, pp. 167-168.

 

 
I. Jacometti - Statua del beato Pio IX - 1880 - Basilica di S. Maria Maggiore - Roma  

Il fascino di Pio IX

Sul carattere e sulla personalità di Pio IX è stato scritto molto. Anche tenendo conto delle testimonianze autobiografiche, pare indubbio il fascino emanante dalla figura del pontefice. Lo storico Roger Aubert riporta, commentandoli, ricordi e annotazioni di diversi uomini politici e religiosi del tempo, fortemente sedotti dalla personalità del pontefice.

R. Aubert, Il Pontificato di Pio IX (1846-1878), in Storia della Chiesa, vol. XXI/1, a cura di G. Martina, Torino, Editrice S.A.I.E., 1964, pp. 446-449.

 

Giulio Andreotti su Pio IX

Un curioso testo, a metà fra storiografia e testimonianza personale, è quello che il leader politico democristiano Giulio Andreotti ha dedicato pochi anni fa a Pio IX. Riproduciamo qui le pagine della prefazione e di un capitolo del libro nel quale Andreotti narra della morte di Pio IX e della traslazione della salma in San Lorenzo al Verano, nel 1881. Il tentativo di gettare le spoglie del pontefice nel Tevere testimonia dei fortissimi sentimenti anticlericali esistenti nella Roma del tempo.

G. Andreotti, Sotto il segno di Pio IX, Milano, Rizzoli, 2000, pp. 7-13 e pp. 133-137.

 

Pio IX è proclamato beato

Pio IX è stato ufficialmente proclamato beato il 3 settembre 2000, dopo il riconoscimento, da parte della Chiesa, di un miracolo a lui attribuito. La causa di beatificazione, insolitamente lunga, era iniziata nel febbraio 1907. Il documento che segue riproduce una parte dell'omelia pronunciata da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a Roma, nel giorno della beatificazione.

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/homilies/2000/documents/hf_jp-ii_hom_20000903_beatification_it.html

 

In questa sezione sono riportate indicazioni bibliografiche generali per approfondire le vicende storiche che hanno visto protagonista Pio IX.

G. Martina, Pio IX, in Enciclopedia dei Papi, vol. III, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2000, pp. 560-574.

R. Aubert, Il Pontificato di Pio IX (1846-1878), in Storia della Chiesa, voll.XXI/1-2, a cura di G. Martina, Torino, Editrice S.A.I.E., 1964.

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